mercoledì 17 settembre 2008

A Kolungo, o scuola o guerra

Il campo di Kolungo si trova vicino alla città di Greda, a 15 km dal confine tra il Chad e il Sudan. Ci vivono oltre ventimila persone di tutte le etnie del Darfur. Sono arrivato al campo di Kolungo il 3 giugno 2008, venendo da Farshanà e Gosbeda (dei quali non ho immagini). A questi si sono aggiunte circa settemila persone provenienti dalla battaglia di Genena, tenunta in maggio: queste persone, quasi tutte di etnia Tama, non esano neanche registrate nella lista della distribuzione del cibo: erano i capi zona ad organizzarsi per offrire un minimo di assistenza.

Per prima cosa in questo campo non c’è più supporto medico, perché anche Medici senza frontiere ha abbandonato il presidio per la mancanza di sicurezza. Già avevano un grande problema: le autorità locali vorrebbero avere loro le medicine e il cibo da distribuire alla gente, ma MSF s’è sempre rifiutata.

A Kolungo ho parlato con molte persone ed alcune di queste vorrei presentarvele. Nella scuola il maestro Muhammad, molto giovane (ha circa 25 anni), lavora lì per la sua passione di insegnare ai bambini dei campi profughi. Certo non lo fa per soldi, visto che il suo stipendio mensile è di 20 dollari statunitensi. In una scuola pubblica normale guadagnerebbe 15 o 20 volte tanto, per non parlare delle scuole private, dove lo stipendio è normalmente di 6/700 dollari ma può arrivare anche a mille.

“Due anni fa, le genti del Darfur che stanno in America hanno organizzato grandi cose, tra le quali tre grandi scuole, due in Darfur (Entrambe a Musbet, vicino a Kornoi) e una in Chad (Tina), delle quali pagano molte spese e principalmente gli stipendi degli insegnanti, 150 dollari”. Questa informazione mi è stata data anche negli altri campi che ho visitato.

Nella scuola di Kolungo manca tutto, dalle penne ai quaderni, ai libri; ovviamente di banchi e di sedie non se ne parla proprio! Gli studenti siedono a terra su tappeti o altri tessuti, o anche senza niente, ed ascoltano il maestro.

O scuola o guerra
“Un grande errore di organizzazione manda moltissimi ragazzi a morire in guerra”, denuncia il maestro. “In Sudan la scuola elementare dura otto anni, in Chad solo sei. I ragazzi che vanno a scuola hanno qualcosa da fare, mentre gli altri sono liberi di andare in giro e divengono facile preda del reclutamento di tutti i tipi dei cosiddetti ribelli del Jem e dell’Slm”. La cosa è grave in sé, ma la realtà è anche peggiore: molti di quei ragazzi sono l’unico figlio maschio di mamme rimaste sole e non sempre in buona salute.

La cecità dell'Europa
Di ragazzi ne muoiono davvero tanti. Tra questi ci sono tutti e quattro i figli di Saa’ti Ishag, quattro rimasti sul campo della battaglia di Abu Gamra (2003) e uno nella battaglia di Tina (2004). Saa’ti vive con una delle nuore e i suoi tre figli. La stessa sorte tocca a molte altre persone..
Dalla fine del 2006, Saa'ti è diventato cieco. La cecità è molto diffusa nei campi, perché l’alimentazione è molto deficitaria e si vive troppo al chiuso delle tende e i medicinali che potrebbero aiutarli non si trovano. “Tu che torni in Europa, cerca aiuto per le tante famiglie come la mia, che non hanno possibilità di lavorare”. Saa’ti era un personaggio importante, era Imam di Mughr; “Noi pensavamo che l’Islam fosse una grande religione, ma in tutti questi anni di guerra non abbiamo mai avuto aiuti da arabi o musulmani, né persone né associazioni; le uniche organizzazioni umanitarie presenti sono europee o americane. Raccontagli la storia di quelli come me”.

Distribuzione cibo (sinistra) ed acqua (destra) nel campo di Kolungo


(c) Copyright 2008 Suliman Ahmed Hamed

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